Una fetta importante dell’umanità trascorre all’incirca un terzo del suo stato di veglia utilizzando lo smartphone, un piccolo apparecchio che è divenuto ormai una vera protesi digitale. Come racconta il neuropsichiatra tedesco Manfred Spitzer* nel suo Emergenza smartphone: I pericoli per la salute, la crescita e la società (2019), oggi i lattanti vengano piazzati davanti alla televisione o al tablet ancora prima di saper camminare o parlare. I loro genitori sono orgogliosi di vedere come già a 2-4 anni facciano scorrere gli schermi con un dito, scelgano un programma televisivo o facciano partire da soli giochi e video su YouTube, spesso per molte ore al giorno. Negli ultimi anni l’età media in cui i bambini iniziano a usare i media digitali si è abbassata drammaticamente, mentre il tempo quotidiano del loro utilizzo è altrettanto drammaticamente aumentato.
Modificazioni cerebrali e disturbi psichici
Questi cambiamenti nel modo di passare il tempo influenzano l’essere umano soprattutto nel periodo in cui il cervello è ancora in fase di sviluppo e particolarmente predisposto all’apprendimento, ossia dalla nascita fino al terzo decennio di vita inoltrato.
Non s’imparano più la calligrafia e l’ortografia, il calcolo mentale e la lettura delle cartine geografiche; non s’impara più a volere qualcosa e a realizzarla, a mettersi nei panni degli altri e a considerare le cose dal loro punto di vista.
È noto da tempo che il livello d’istruzione raggiunto da una persona negli anni dell’infanzia e della giovinezza rappresenta il miglior fattore protettivo rispetto al rischio di demenza in tarda età. Stando così le cose, avverte Spitzer, possiamo già iniziare a preoccuparci, senza bisogno di aspettare i risultati di studi a lungo termine che potranno essere portati a compimento non prima di cinquant’anni.
Lo smartphone limita le capacità cognitive e fa abbassare il quoziente d’intelligenza, persino quando non viene utilizzato. Distrae con la sua sola presenza, dal momento che si sa che è accanto a noi pronto all’uso.
Secondo lo scrittore Nicolas Carr, autore del libro Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello (2010), il continuo multitasking incoraggiato dall’uso di internet e dei telefoni mobili non permette alle persone di rimanere concentrate a lungo sulla stessa attività.
Alcuni studi sono riusciti a dimostrare che sono tre i modi in cui gli smartphone provocano disturbi al sonno: ritardano l’ora di andare a dormire, provocano eccitazione e agitazione per i contenuti che propongono e la luce blu degli schermi inibisce il rilascio della melatonina, l’ormone del sonno. I disturbi del sonno a loro volta si accompagnano ai disturbi del metabolismo (sovrappeso, diabete di tipo due) e alla pressione alta, come evidenziato della correlazione tra uso dello smartphone e innalzamento della pressione sanguigna.
Molti rischi ed effetti collaterali degli smartphone riguardano la sfera psichiatrica, principalmente per quanto concerne i disturbi dell’attenzione, l’ansia, la dipendenza, la demenza e la depressione. Uno studio britannico ha mostrato che l’incidenza delle depressioni tra le ragazze diciottenni raddoppia se queste hanno passato più di tre ore al giorno su Facebook all’età di 13 anni. Negli Stati Uniti il numero di suicidi tra le ragazze e le giovani donne è raddoppiato nel giro di pochi anni. Indagando sulle cause, si è scoperto che la suicidalità – ossia la tendenza a suicidarsi determinata con accertamenti psicologico-psichiatrici– aumentava in relazione all’incremento delle ore di utilizzo dei media digitali.
Gestione pandemica e aumento del disagio giovanile
Se l’evoluzione complessiva della digitalizzazione ha conosciuto una radicale svolta e si è velocizzata a partire dal 2007, quando la Apple ha sviluppato un dispositivo assolutamente originale, l’iPhone, un ulteriore impulso è derivato indubbiamente dalle nuove abitudini di vita imposte durante la pandemia, dalla didattica a distanza allo smartworking, fino alla quasi completa sostituzione dei rapporti reali con quelli virtuali.
Come rilevato anche dalla Fondazione Umberto Veronesi, l’isolamento forzato, la mancanza di interazioni sociali e la chiusura delle scuole hanno accentuato il disagio psicologico tra i giovani, già esposti ai rischi legati all’uso degli smartphone. Il peso psicologico di quel periodo ha avuto conseguenze a lungo termine che stanno emergendo oggi, con un aumento significativo dei disturbi dell’umore, di comportamenti autolesionistici e dei pensieri suicidari.
La correlazione tra la gestione pandemica e l’aumento del disagio giovanile un argomento sottaciuto, una sorta di tabù su cui si ha paura di far luce, che ho affrontato con l’aiuto e la testimonianza clinica di due psicologhe psicoterapeute nel mio ultimo libro, “COVID-19. Diario di un’ipnosi di massa. Per non dimenticare“. Ci auguriamo che questo tema così cruciale per lo sviluppo della nostra società e delle generazioni future possa essere affrontato con tutta l’attenzione e l’urgenza che richiede. Il benessere psico-fisico della popolazione, e in particolare dei giovani, rappresenta il vero indicatore dello stato di salute di una popolazione e il nostro Paese purtroppo presenta segnali di grande difficoltà.
* Manfred Spitzer è laureato in Medicina e Psichiatria. È stato visiting professor a Harvard e attualmente dirige la Clinica psichiatrica e il Centro per le Neuroscienze e l’Apprendimento dell’Università di Ulm. Autore di numerosi saggi, è uno dei più rinomati studiosi tedeschi delle neuroscienze. In Italia ha pubblicato con Corbaccio Demenza digitale (2013), Solitudine digitale (2016), Connessi e isolati (2018), Emergenza smartphone (2019), Intelligenza artificiale (2024).
1 comments On Emergenza smartphone e demenza digitale
L’ipnosi collettiva sfocerebbe nel nazismo se non ci fossero avvertimenti critici che stimolassero le menti a pensare davvero. Già tanti si tirano fuori da questo sforzo, per comodità,, contenti di affidarsi alle forme pensiero programmate per loro, vero gregge da portare ai macelli mondiali, prima con il vaccinismo, adesso con la guerra e via via con il transumanesimo, nell’unico interesse dei padroni universali, sempre proiettati al controllo totale. Grazie, dottoressa, per il suo nuovo lavoro, ulteriore contributo alla liberazione dai demoni bipedi che ora già si sono impossessati delle elites europee dominanti e che un giorno vorrebbero farlo dei popoli interi.