Il Patto del Nazareno vota per il Ceta

Con 408 voti a favore, 254 contrari e 33 astenuti l’Europarlamento ha approvato il CETA, l’accordo commerciale tra Canada ed Europa. Favorevoli al trattato i gruppi del Partito Popolare Europeo (Ppe), del quale fa parte Forza Italia, l’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa (Alde) – dalla cui adesione l’hanno scampata i grillini- i Conservatori e riformatori europei (Ecr) e i Socialisti&Democratici, di cui fa parte il Pd. Tra i contrari l’Enf di Lega e Le Pen, l’Efdd di Farage e M5S, Verdi e Sinistra italiana.

Come il TTIP, il gemello canadese si spaccia per un Trattato di libero scambio, ma l’obiettivo di liberalizzare gli scambi suona quantomeno anacronistico tra Paesi in cui le economie sono talmente interconnesse che il livello medio dei dazi non supera il 3%. E’ curioso notare come gran parte delle multinazionali americane abbiano la loro sede proprio in Canada: circa 40 mila, tra cui la Coca Cola e Wal Mart solo per rendere l’idea!

L’accordo è concepito per ribaltare l’attuale assetto dell’organizzazione collettiva poiché prevede che le decisioni prese dall’UE e dai singoli Stati debbano essere tali da non creare in alcun modo una presunta barriera commerciale col Canada che possa limitare il suo mercato. Gli investitori canadesi nell’UE potranno quindi citare in giudizio lo Stato in caso di leggi che ledano i loro interessi.

Viene inoltre svuotato il principio di precauzione, grande vessillo della tutela della salute dei cittadini, che permette di ricorrere a misure cautelative straordinarie, quali il ritiro di prodotti nocivi per l’uomo e per l’ambiente. Grazie a questa norma inclusa nei trattati europei è stato finora possibile evitare la massiccia importazione dei cibi cosiddetti OGM, ossia geneticamente modificati, di cui, guarda caso, il Canada risulta uno dei più grandi produttori su scala globale.

Come se non bastasse, per completare il processo di distruzione di quel che rimane di umano in ambito economico, vengono ulteriormente spalancati gli spazi per l’intervento privato nei servizi pubblici. Il CETA sarà il primo accordo siglato dall’Unione Europea che in tema di liberalizzazione dei servizi stabilisce una “lista negativa” anziché una “lista positiva”. Mentre con quest’ultima solo i servizi esplicitamente elencati nel trattato vengono aperti alla liberalizzazione e alla concorrenza internazionale, attraverso la “lista negativa” occorre elencare tassativamente con accuratezza quali servizi possono rimanere di competenza statale: tutti gli altri saranno privatizzati e lasciati alla longa manus del libero mercato, compresi quelli che nasceranno successivamente al Trattato!

Per privare definitivamente un Paese della propria sovranità non basta togliergli quella monetaria, occorre piegare l’uomo alle leggi universali del profitto e dell’iperglobalizzazione, portarlo a rinunciare alla propria salute, in nome del libero mercato.

Per fortuna non tutto è perduto: l’entrata in vigore del Ceta per ora sarà solo in via provvisoria; perché l’accordo diventi definitivo, dopo il voto del parlamento canadese, dovrà superare 38 voti nazionali e alcuni referendum nazionali.

Ma il segnale è chiaro: da una parte il patto del Nazareno, compatto nella difesa degli interessi dei poteri forti e del sistema neoliberista, dall’altro il fronte sovranità, che difende gli interessi dei cittadini

 

( Ilaria Bifarini su SE, febbraio 2017)

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