Dell’ideologia neoliberista è stato detto molto, ma in un modo così confuso e impreciso che non è possibile identificarla e perciò farne un nemico da affrontare, come essa fece col comunismo e col keynesismo.
La sua essenza è ben concentrata in una frase dell’economista francese del Novecento, Francois Perroux[1]: “Il futuro garantirà la supremazia alla nazione o alle nazioni che imporranno la povertà che genera super profitti e quindi accumulo”.
Questa dichiarazione trova piena espressione nei perversi meccanismi sui quali si fonda il neoliberismo: da un sistema finanziario che ha fagocitato l’economia reale e specula sul debito e sulla povertà, a una sempre maggiore disuguaglianza, che genera ingiustizia e miseria.
Perché questo schema continui a perpetrarsi, sono necessarie situazioni di crisi violente e continue, che creino panico tra la popolazione e la rendano così più predisposta ad accogliere drastiche riforme che in situazioni normali non accetterebbe.
(da “Neoliberismo e manipolazione di massa. Storia di una bocconiana redenta”)
[1] Francois Perroux (1903-1987) è da molti ritenuto l’ideatore dell’euro con il dichiarato intento nel 1943 di “togliere agli Stati la loro ragion d’essere”.