Mediocrazia: la rivincita dei mediocri

 

“Lei non ha capito niente perché è un uomo medio. Un uomo medio è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, razzista, schiavista, qualunquista.”

(Pier Paolo Pasolini)

 

Se ne sono accorti anche Oltreoceano. Un nuovo modello socio-economico si è affermato e trova nel mondo del lavoro e della politica la sua massima espressione; non fa leva sulla capacità e l’impegno del singolo ma sulla sua attitudine al conformismo. È la “mediocrazia”, la rivincita del mediocre, la sua incontrastata affermazione. A sdoganare il termine è il sociologo canadese Alain Deneault, che nel suo saggio “Mediocratie” analizza l’ascesa dell’“uomo medio”, l’individuo mediano, sempre incline a collocarsi al centro, a metà tra gli incompetenti e i supercompetenti.

Alain Denault

Per la preservazione di un ordine precostituito – sia esso inteso nello specifico come ambiente lavorativo o più in generale, e a ricaduta, come sistema socio-economico – il talento e la competenza rappresentano una minaccia; per la conservazione dello status quo è necessaria, e non solo preferibile, un’accettazione acritica e passiva delle regole e delle convenzioni.

Allo stesso tempo, la totale incompetenza e incapacità porterebbero a delle inevitabili inefficienze. E proprio qui viene fuori la figura del mediocre, un individuo mediamente preparato e competente, naturalmente incline a conformarsi al sistema, alle sue regole implicite e tacite. Non un emerito inetto dunque, piuttosto un “idiòtes”, quell’individuo incapace per indole di interessarsi alla vita pubblica, di saper rapportare le logiche e le ripercussioni delle proprie azioni in un contesto di più ampia portata. Quelle persone in grado di tacere e omettere informazioni che possano rivelarsi deleterie per i propri superiori, senza scrupoli sulla valenza morale e sulle ripercussioni sociali. Individui addestrati al conformismo, ma senza avvertirne la consapevolezza e il peso della coercizione.

Sempre pronti a collocarsi al centro, nel percorso già tracciato e standardizzato, senza mai mettere in discussione l’ordine prestabilito, Deneault parla della loro affermazione come di una “rivoluzione anestetizzante” della società.

A venire in soccorso a questa tesi subentra niente di meno che la matematica, la scienza esatta per antonomasia, immune a qualsiasi accusa di opinabilità. Nel 2007 l’italiano Antonio Merlo, direttore del dipartimento di Economia della Pennsylvania University, non solo anticipava con la sua ricerca “Mediocracy[1] gli studi di Deneault, ma ne costruiva una formula matematica in grado di individuare il “mediocracy equilibrium”, quel punto ottimale per il mantenimento dello status quo. L’economista non si è risparmiato nell’analizzare e stigmatizzare il sistema sociale italiano e la sua Casta, massima espressione del fenomeno mediocratico.

D’altronde a denunciare questo culto della mediocrità, fatto di odi verso personalità di spicco e amo verso acritici soldatini, fu il giudice Giovanni Falcone, che formulò la teoria della “prevalenza del cretino”. In “Cose di Cosa Nostra”[2], il magistrato racconta dell’incontro tra un collega romano e Frank Coppola, appena arrestato. Alla domanda “Signor Coppola, che cosa è la mafia?” il detenuto risponde “Signor giudice, tre magistrati vorrebbero oggi diventare procuratore della Repubblica. Uno è intelligentissimo, il secondo gode dell’appoggio dei partiti di governo, il terzo è un cretino, ma proprio lui otterrà il posto. Questa è la mafia”.

E di cretini, pardon idiotes, mai come oggi l’offerta è abbondante.

(Ilaria Bifarini su ID, settembre 2016)

Note:

1 Andrea Mattozzi, Antonio Merlo NBER Working Paper No. 12920

  2 Cose di Cosa Nostra è un libro che raccoglie delle interviste a Giovanni Falcone fatte dalla giornalista francese Marcelle Padovani.

3 comments On Mediocrazia: la rivincita dei mediocri

  • post interessante, a mio modesto parere la persona mediocre potrebbe essere chiunque, potrebbe avere anche 10 lauree ad honorem e la mediocrità si manifesta soprattutto quando giudica gli altri

  • La questione sollevata è estremamente importante e complessa. La mediocrità è qui una forma particolare della standardizzazione. Il Sistema globale necessità di oggetti/soggetti quanto più possibile liquidi, fluidi ed in grado di non opporre alcun attrito e non comportare aluna varaiabilità ed imprevedibilità rispetto al liscio e scorrevole svolgersi dei flussi sistemici funzionanti in base a regole totalemente astratte e decontestualizzate da qualsiasi ambito umano reale. Tutto questo si connette con:
    1) la tendenza del soggetto a percepirsi sempre più come entità astratta e meccanica;
    2) la tendenza delle metodologie e delle scienze a dissolvere il concetto stesso di sostanza in quello di funzione (si veda già il saggio di Cassirer, Substanzbegriff und Funktionsbegriff).
    3) la tendenza al rifiuto della misteriosità ed irriducibilità del reale (si veda la negazione delle “potenze incalcolabili” da parte dello spirito capitalista moderno esposta da Max Weber in “La Scienza come professione”)
    4) il rifiuto del sorprendente, dell’erratico, del non riducibile
    5) l’invenzione della trasgressione come falsa novità, come eccesso del tutto prevedibile e controllabile, racchiudibile in cornici predefinite e non discoste sostanzialmente dallo standard;
    6) il pensiero identificato con il calcolo e l’idea che la realtà possa essere complicata ma non profonda, che, cioè, essa sia composta tutta da unità elementari e banali e che la sua complessità risieda unicamente nella quantità e nell’articolazione.

    Potrei ancora continuare, ma, per non essere troppo lungo, mi limiterò a fare un’ultima osservazione che attiene più strettamente al campo economico:
    una delle tendenze più caratteristiche del processo di cui parlo è quella di trasformare, sul piano economico/giuridico la proprietà ed i diritti reali in genere in contratti di servizi. L’aggressione della proprietà come diritto esclusivo del singolo su un bene avviene in mille modi, basti come esempio la questione discussa da Ugo Mattei, riguardo allo Smartphone. Un altro esempio: per disposizione regolamentare vincolante le pubbliche amministrazioni non possono avere propri server, devono stipulare contratti di servizi con privati.
    L’uomo medio/mediocre è allora il soggetto ideale di un mondo fatto di processi sempre più complessi e veloci che non ammettono deroghe se non il contentino esclusivamente psicologico della “personalizzazione del prodotto” = variazione esclusivamente nello standard. Post molto interessante, come sempre.

  • Domanda:

    1. Per fare una professione intellettuale occorre prendersi una laurea e fare un esame per essere iscritto al relativo albo/ordine e il tuo business raggiunge al massimo 200/300 mila euro di fatturato annuo, invece per fare il deputato e il senatore neanche ci vuole il diploma e loro decisioni politiche riguardano il PIL dell’Italia che solo nel 2020 ammontava a circa 1650 miliardi di euro, ergo, due pesi e due misure, Cui Prodest?

    2. La forma mentis che va per la maggiore nel mondo occidentale.

    Everybody wants to be famous and success is always measured in money. If you are not making money out of what you are doing, you are no good. On the other hand if you are making money even from not so moral activities, you are treated as a king. Having a small cigarette kiosk on the street is considered a low life, while being the CEO of Philip Morris is highly respected, even though in both cases the money comes from the same place.

    3. Brevissimo commento finale.

    Politici incompetenti + Fare Soldi A Qualisiasi Costo = Mix Micidiale!!

    4. Cordiali saluti e buona giornata.

    Fabrice

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