Danni austerity noti a FMI: neoliberismo vuole working poors

La mia intervista a Lospeciale del 20 marzo 2018

L’austerity non è la ricetta per uscire dalla crisi. Lo sanno tutti, compreso l’FMI, che però non smette di proporla. In un tweet l’economista e scrittrice Ilaria Bifarini (è in uscita la sua seconda opera dopo il caso editoriale di ‘Neoliberismo e manipolazione di massa”), parla chiaramente di “sadismo” e noi la interroghiamo sul futuro o meno della crescita. A Lo Speciale parla di una “ricetta letale per un paziente moribondo”.

Lei ha twittato: “I danni dell’austerity sono noti allo stesso #FMI: il consolidamento del debito aumenta il livello di disoccupazione di lungo termine e il tasso di disuguaglianza. Eppure continuano a prescrivere la stessa letale ricetta! Idiozia o sadismo?”😁
Le posso chiedere io una risposta alla sua domanda…

“Le stesse organizzazioni economiche internazionali fautrici della dottrina neoliberista hanno più volte ammesso la fallimentarietà delle loro teorie. Gli economisti del Fondo Monetario Internazionale ad esempio, con uno studio del 2016, hanno calcolato gli effetti deleteri delle politiche di austerity in termini di aumento della disoccupazione di lungo periodo e del tasso di disuguaglianza. Eppure, proprio oggi è stato diffuso un working paper dello stesso Fondo Monetario in cui vengono raccomandati ulteriori tagli alla spesa pubblica, in particolare nel settore sanitario, che in Italia ha subito tagli draconiani, raggiungendo livelli considerati allarmanti per la salute pubblica, e nel sistema previdenziale, nonostante la famigerata riforma Fornero.
In pratica si continua con la stessa ricetta letale per un paziente moribondo. Secondo uno studio della stessa Oxfam se le misure di austerità continueranno entro il 2025 l’Europa potrebbe avere da 15 a 25 milioni di poveri in più. Ma il mainstream preferisce ignorare queste verità che trapelano ogni tanto dai documenti ufficiali delle organizzazioni internazionali e propagandare quelli conformi al pensiero unico economico”.

E’ uscita, nel silenzio o quasi dei media, questa notizia: A rischio povertà anche chi lavora, quasi uno su otto. Colpa della moneta o di che cosa. La situazione può peggiorare?

“La colpa è proprio di questo sistema, che premia la disuguaglianza. Il futuro ci prospetta una società sempre più polarizzata, con una ristretta cerchia di privilegiati sempre più ricchi e il resto della popolazione, lavoratrice e non, che continuerà a impoverirsi. D’altronde il fenomeno dei working poors è già diffuso in Germania, dove non c’è il problema della disoccupazione italiano. La deflazione salariale è una colonna portante del modello neoliberista”.

Lei pensa che è iniziata una svolta economica, siamo alla vigilia di un cambiamento? Fa pensare anche che M5s parli ora di natalità e soldi alle coppie con figli. Dirlo solo 5 anni fa avrebbe creato reazioni su un presunto ritorno al fascismo.

“Sicuramente è iniziata una svolta nel sentimento della popolazione: il voto elettorale ha dimostrato la forte volontà e speranza di cambiamento da parte dei cittadini. Andrà avanti chi manterrà le promesse e non li deluderà, perché c’è più consapevolezza, anche grazie all’informazione indipendente. Lavoro e famiglia sono senz’altro prioritari, il problema della denatalità non può essere risolto né aggirato con l’accoglienza indiscriminata, ma va affrontato seriamente”.

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