La decantata resilienza, parola tanto abusata da parte del mainstream quanto odiosa, sta dando i suoi frutti: narcotizzata da un susseguirsi di emergenze permanenti, la popolazione è sempre più passiva e rassegnata al sacrificio. Anche l’attendismo ottimista di quanti credono che interverranno forze e agenti esterni in nostro soccorso si rivela funzionale all’imposizione di un modello di decrescita infelice e sottrazione arbitraria dei diritti dei cittadini da parte delle istituzioni. Occorre un atteggiamento realistico e razionale, che nulla a che vedere col pessimismo e la rassegnazione, anzi rappresenta uno stimolo a reagire con consapevolezza.
4 comments On Consapevolezza vs Resilienza
cosa aggiungere qualcosa a quanto enunciato dalla Biffarini. un piacere leggerla
bravissima, come al solito
Un potere che vuole massificare e manipolare intende vedere affermata, in linea prioritaria, la morale del gregge nietzscheana, ingentilita, nella denominazione, come resilienza, “termine tanto abusato quanto odioso” come afferma Ilaria Bifarini. Resistere non per respingere (senza odiare), ma per farsele dare sempre di più è proprio il senso della resilienza, non a caso magnificata dall’informazione di sistema, che vuole umanità che sa attendere solo ciò che “deve” conoscere e che “deve” fare, senza più senso della “persona” che si contrapponga sia al monadismo ultraliberista che al cellularismo ultracollettivista. Uomini senza umanità, uomini senza qualità. Speriamo bene che domani, alle elezioni, si possa registrare un sia pur minimo risveglio. Un grazie, sempre, a Ilaria Bifarini.
Per Felice Seneca: una così dotta analisi per finire miseramente l’ottuso auspicio di un risveglio elettorale! Ci hai azzeccato in pieno. Complimenti!