La popolazione africana sta subendo un’esplosione demografica senza precedenti. Se nel 1960 contava meno di 300 milioni di abitanti (285 per l’esattezza) oggi si attesta a circa un miliardo e duecento milioni di persone. Secondo le stime dell’Onu in pochi decenni essa raddoppierà, passando nel 2050 a 2 miliardi e 500 milioni di persone.
Secondo la teoria economica della cosiddetta “transizione demografica”, ogni popolazione umana tende a transitare da una situazione iniziale caratterizzata da elevata mortalità e alta fecondità a una contraddistinta da scarsa mortalità e bassa fecondità. Il passaggio dalla prima alla seconda avviene con un’iniziale riduzione del livello di mortalità, cui fa seguito un consistente aumento del tasso di crescita demografica, che si attesterà presto intorno allo zero grazie a una riduzione del livello di fecondità, completando così il percorso della transizione demografica.
A innescare tale processo sono generalmente migliori condizioni igienico-sanitarie e di salute, che ingenerano un declino del tasso di mortalità; ne segue un mutamento di stile di vita della popolazione adulta, che rivolgerà ai figli maggiori cure e aspettative e sceglierà spontaneamente di pianificare una riduzione delle nascite. Come dimostra il grafico sopra, esiste una relazione inversa molto forte tra reddito e crescita demografica.
Questa transizione, avvenuta nel XIX e nella prima parte del XX secolo nei paesi sviluppati, nella seconda parte del secolo scorso si è estesa a molti dei paesi in via di sviluppo, ad eccezione proprio dell’Africa.
L’Africa subsahariana costituisce un unicum nel panorama demografico contemporaneo dove, a fronte di una mortalità che ha conosciuto una diminuzione generalizzata negli ultimi decenni, persiste un tasso di fecondità tra i più elevati nel mondo.
È venuta a concretizzarsi una spirale nefasta, nota come “trappola malthusiana”, che rende impossibile adeguare l’aumento della produzione e delle risorse alimentari in modo da compensare il forte incremento della domanda legato alla crescita della popolazione, e condanna il paese a una situazione di stagnazione economica.
Per spezzare la trappola malthusiana in cui si trovano gran parte dei paesi dell’Africa subsahariana sono necessarie politiche economiche e sociali orientate alla qualificazione della forza lavoro e all’educazione sessuale della popolazione, altrimenti l’unica via di fuga per una fetta sempre più ampia di giovani condannati alla disoccupazione rimarrà quella dell’emigrazione, che non fa altro che aggravare la condizione di sottosviluppo del continente. Abbandonare la propria terra e rinunciare a ogni possibilità e speranza di sviluppo dell’economia locale non è la soluzione, ma parte del problema.
(tratto da I coloni dell’austerity. Africa, neoliberismo e migrazioni di massa)
4 comments On Africa: trappola malthusiana ed esplosione demografica
Interessante. L’ho ripubblicato sulla nostra . L’Unione europea si è dimostrata inadeguata a sviluppare la cooperazione con le nazioni sub-sahariane, che potrebbe e dovrebbe sostenere il reciproco sviluppo, in ciò frenata dalla politica colonialista francese e dall’interesse egemonico degli Stati Uniti. Senza quelle politiche economiche e sociali orientate alla qualificazione della forza lavoro e all’educazione sessuale di quelle popolazioni, subiremo, inevitabilmente, la loro emigrazione, con le conseguenze di cronicizzare il loro sottosviluppo e di accentuare l’impoverimento economico del nostro continente. Da qui, all’impoverimento della civiltà cristiana e delle nostre identità, il passo sarebbe breve. Dico sarebbe, perché mi piace pensare che esistano le forze capaci e interessate a invertire questo percorso.
Piace pensarlo anche a me, da qui l’impegno e la perseveranza nella divulgazione del libero pensiero. Grazie per la condivisione.
Molto interessante.
Sono sempre dell’idea che più che richiamare ‘terzi’ a compiere il loro dovere, ci si deve chiedere cosa possa fare per…
Più che un problema, a me appare una enorme opportunità.
Il ciclo vitale del resto del mondo si sta contraendo, arrivando a maturità, rallentando, in modo inversamente proporzionale all’aumento del reddito /qualità della vita.
Sappiamo cosa sta succedendo, quali sono problematiche ed i rimedi, non é una meravigliosa opportunità?
Aspettare che qualcuno, in una qualche grande assemblea, tra gente sazia, comoda, ben retribuita, tranquilla e senza problemi, riesca a convincere gli astanti ad agire in fretta, con scelte oneste, rapide e sagge, mi sembra una utopia.
Cosa posso fare io? Non lo so, non so se in qualche modo posso essere incisivo, ma di certo ci posso provare.
Inanzi tutto penso che si debba trovare una via di creazione di un valore, posso insegnare a fare ciò che so fare, posso collaborare con altri per elaborare un metodo di insegnamento, posso anche divulgarlo e fare in modo che si inneschi un meccanismo virtuoso di crescita.
Questo posso provare a farlo.
Il piano l’ho trovato e provato. Funziona.
Ho iniziato ad insegnare il fare, coadiuvato da esperti… Stiamo muovendo i primi passi, ma qualche risultato inizia ad arrivare…
È questo il nodo, fare rete, aiutare gli altri ad avere successo, donando quanto sai.
Ho in mente tantissime cose e persone, sto facendo rete, cercando di organizzare un lavoro piacevole, stimolante e remunerativo, per tanti, per tutti.
Ognuno ha un proprio compito, ruolo, obiettivo.
È nella natura dell’uomo vedere prima la pagliuzza nell’occhio del nostro vicino che la trave che abbiamo nel nostro, aiutiamo i nostri vicini a togliere le loro pagliuzza, loro, un poco per volta ci aiuteranno a togliere la nostra trave.
Buona vita!
Come Ilaria Bifarini dimostra nei suoi libri, meraviglia, in effetti, non c’è se il tasso di crescita della popolazione non segue i normali livelli generalmente riscontrati.
E’ la forte interferenza dei Paesi neocolonialisti, portatori di politiche neoliberiste nefaste, che, insieme anche al nuovo ” interessamento ” cinese in Africa, ha interrotto l’apprezzabile crescita ecoomica e culturale verificatasi nel continente nero all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. Politiche seguite dall’Occidente in Africa, come quella francese, ad esempio, hanno rigettato nella miseria, nel disordine civile e nell’infamia morale Paesi che si stavano meravigliosamente ergendo a piccoli gioielli di sviluppo economico e culturale (senza parlare, poi, della diretta interferenza militare, che ha prostrato, ad esempio, la Libia, che si era sviluppata al punto di mandare in Europa e, soprattutto in Italia, i suoi giovani a studiare nelle università, a carico dello stato di Gheddafi che, con tutti i suoi limiti, aveva fatto del Paese una punta di diamante dello sviluppo africano e senza ricordare, inoltre, quanto subito, a opera dell’Occidente da parte di leader onesti e non corrotti, come Sankara). In ogni condizione di disagio la responsabilità maggiore è sempre di chi è maggiore in potere e tale è l’Occidente, che ascrive ancora una volta a sua infamia il riprecipitare nell’inferno da parte dei Paesi Africani. Grazie sempre, a Ilaria Bifarini.