Grecia: l’austerity che uccide

Di fronte alla possibilità di accedere al Mes per l’Italia, ricordiamo cosa è successo in Grecia e riflettiamo sulla relazione tra stato di salute dei cittadini e dell’economia di un Paese.

Il vero pericolo per lo stato di salute di un Paese e dei suoi cittadini non è rappresentato tanto da una crisi economica ma dalla risposta che a tale evento dà la politica. Non è la recessione in sé a provocare effetti disastrosi sulle vite umane, ma le sciagurate politiche di austerity attuate per superarla.

A dimostrarlo sono due esperti di scienze mediche, D. Stuckler e S. Basu, nel libro “L’economia che uccide” (Rizzoli, 2013).

Dalle ricerche condotte emerge come alcune popolazioni abbiano addirittura riportato un miglioramento nel livello di salute a seguito di periodi di grave crisi economica, come avvenuto ad esempio in Islanda, Svezia e Canada durante le recenti crisi e negli stessi Stati Uniti a seguito della Grande Depressione. È provato, ad esempio, che la minore disponibilità economica induce le persone a spendere meno per alcol e fumo e a preferire gli spostamenti a piedi piuttosto che in automobile, portando in alcuni casi a una diminuzione del tasso di mortalità.

Quando per far fronte alla crisi si ricorre invece alle misure di austerity, secondo quello che è il repertorio fisso della ricetta neoliberista, vengono messi in atto una serie di tagli alla spesa pubblica e alla sanità, che minano il ruolo di tutela dei cittadini da parte dello Stato. In perfetto disaccordo con la teoria keynesiana, in un momento in cui la domanda è già depressa, tagliare la spesa pubblica significa indurre i cittadini a spendere meno, avviando così un circolo vizioso in cui a un aggravarsi della depressione della domanda fa seguito un inevitabile aumento della disoccupazione. Questo è il motivo per il quale le politiche di austerity, come testimoniato dal caso del nostro Paese, anziché far diminuire il debito lo aumentano.

In un simile contesto, caratterizzato dall’alta disoccupazione e l’indebolirsi della rete di sicurezza sociale, la perdita di lavoro può trasformarsi in un problema di salute. Esiste, infatti, una relazione diretta empiricamente comprovata tra spesa in welfare e speranza di vita.

Spesa in welfare e aspettativa di vita

Come affermano i due autori:

“il prezzo dell’austerity si calcola in vite umane e quelle ormai perse non potranno più essere recuperate quando il mercato azionario tornerà a salire.”

A sostegno della loro tesi riportano analisi e testimonianze di quanto accaduto in Grecia a seguito della crisi, in Italia a partire dal governo Monti 

Dalla crisi economica la Grecia passa alla crisi dell’austerity, ovvero lo shock causato dalle misure imposte.

In Grecia il primo pacchetto di misure di austerity imposto dal Fondo Monetario Internazionale è entrato in vigore nel maggio del 2010, senza essere sottoposto ad alcuna votazione.

L’obiettivo del piano era “mantenere la spesa per la sanità pubblica al di sotto del 6% del Pil, prestando attenzione al controllo dei costi.” Si tratta di un valore decisamente basso per poter garantire la qualità della sanità pubblica: per fare una comparazione, il governo tedesco spende oltre il 10% del Pil. I primi a pagarne le spese sono stati ovviamente gli anziani.

Nel solo 2011 i fondi per la prevenzione e la promozione della salute sono passati da 29,6 a 5,9 milioni di euro e quelli destinati alla ricerca e al monitoraggio da 91,9 alle diciotto18,4 milioni di euro.[1]

A seguito di tali misure nel 2011 in Grecia il virus dell’HIV è aumentato del 52% e si è assistito a un’epidemia di malaria che non si riscontrava dal 1974.

Fino ad allora nota come il Paese con il tasso di suicidi tra i più bassi in Europa, la Grecia ha riscontrato nel 2012 una crescita di tale indicatore del 25%, a fronte di un raddoppio di persone affette da depressione.

La disperazione e la rabbia del popolo greco erano tali che nell’ottobre 2012 l’arrivo della Merkel ad Atene ha richiesto il dispiegamento di 6000 agenti di polizia per contenere i manifestanti che lanciavano pietre, bruciavano bandiere naziste e intonava cori che dicevano no al quarto Reich.

Manifestazioni ad Atene durante la visita della Merkel

L’errore dei moltiplicatori 

Nonostante le misure di austerity, il debito pubblico greco non solo non è diminuito ma anzi è continuato a salire.

Evoluzione del debito pubblico greco in rapporto al Pil

Uno degli argomenti cardine del Fondo Monetario Internazionale a favore dell’austerity sosteneva che il moltiplicatore fiscale relativo alla spesa pubblica fosse pari a 0,5: dunque a un taglio della spesa statale sarebbe dovuta corrispondere una crescita del Pil. Di fronte ai fallimenti conclamati nel febbraio del 2012 il Fondo ha chiesto ai propri economisti di ricalcolare il moltiplicatore e si è scoperto che era inficiato da un errore. Il suo valore era maggiore di 1, quindi ogni taglio avrebbe prodotto una perdita. L’istituto di Washington ha ammesso di aver sottostimato gli effetti negativi dell’austerity sulla perdita di occupazione sull’economia.

Quello che doveva essere un aiuto concesso alla Grecia si è tradotto in un disastro: perdita di posti di lavoro, minore reddito, calo della fiducia da parte degli europei.

 

Ilaria Bifarini

 

 

 

[1] Health Policy Responses to the Financial Crisis in Europe, OMS, 2012

 

 

4 comments On Grecia: l’austerity che uccide

  • Pingback: MA L’AUSTERITY UCCIDE I MALATI (E AGGRAVA IL DEBITO PUBBLICO) – FeniceNews24 ()

  • ho creato un canale youtube:paola farinera
    ho creato una pagina facebook:riforma cultura

    mi chiedono sono laureato;sono una semplice barista all’estero; o semplicemente cercato delle risposto; capii subito che ne i giornali e ne la televisione poteva darmele; allora ho spulciato nei libri di storia ma non quelli studiati a scuola o meglio quelli solo dei vincitori ma anche dei vinti;
    dall’unita’ d Italia a Garibaldi massone mercenario pagato dagli inglesi all arrivo a marsala….alla mafia inventata dal potere per esistere; al signoreggio bancario…sionisti…inglesi…israele….il ponte sul mediterraneo…l arrivo del 68 dopo la rivoluzione russa degli operai agli studenti visti e capiti da Pasolini…ma ancor prima da una rivoluzione francese o meglio aristocratica;..lo spazzare via zar…re…imperatori…per dar spazio al nazionalismo per poi riprendersi in tempi giusti il potere…alle primavere arabe…al neoliberismo post fascismo post liberale americano europeo…..alle brigate rosse dei servizi segreti….fino alla strage e una caduta della repubblica italiana….a Mattei…insommi interi su intrecci….ma cosi logici che vi è in realtà un unico cordone ombelicale….cosi assurdi da passare da complpttista se si denunciano;anche se non credo alle scie chimiche;
    come fare a diffondere una verità;
    chiedo fermamente consiglio per far sentire la mia voce
    grazie
    paola farinella

  • Salve, le pongo una domanda in quanto, da non economista, non mi è chiaro una aspetto di tutta la questione. Se è oggettivamente incontrovertibile che sotto il governo dell’austerity Monti il rapporto debito/PIL è salito sensibilmente (per via, in particolare, della contrazione del secondo termine della relazione), non riesco a comprendere come nel contempo sia potuto aumentare il debito in termini assoluti. L’austerità, traducendosi in una riduzione della spesa pubblica, non avrebbe dovuto pure comportare una decrescita del debito in termini assoluti, seppur a fronte di un incremento del suindicato rapporto?

  • Pingback: L’austerity accorcia la vita! – ILARIA BIFARINI ()

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